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Collaborazione europea e implicazioni sulla

Comunicato per la stampa

Collaborazione europea e implicazioni sulla
sicurezza interna della Svizzera
Il Consiglio federale intende intensificare la
cooperazione con gli Stati confinanti

Il Consiglio federale si è occupato martedì della
collaborazione sempre più stretta degli Stati
dell'UE in materia di politica interna e di
giustizia (Schengen, 3° pilastro dell'UE)
e delle relative implicazioni sulla Svizzera. Esso
ha rilevato la libertà d'azione di cui dispone il
nostro Paese, ha fissato i passi per l'ulteriore
modo di procedere e deciso, fra l'altro, di
rafforzare la sicurezza interna, grazie
all'intensificazione e al consolidamento della
cooperazione con gli Stati confinanti nonché alla
garanzia legale da conferire alla pratica vigente
dei controlli semplificati alla frontiera.

La sicurezza interna è sempre più minacciata dalla
criminalità organizzata transfrontaliera, dal
terrorismo internazionale, dall'estremismo violento
nonché dall'immigrazione illegale. Sono problemi che
possono essere risolti durevolmente soltanto grazie
a una politica internazionale lungimirante. I
singoli Stati non possono fare fronte da soli alle
esigenze: questa considerazione vale per la Svizzera
come per i suoi vicini europei che, con il trattato
dell'UE e il trattato di Schengen, hanno creato le
basi per una più stretta collaborazione.

In materia di politica interna e in materia di
giustizia, la Svizzera accusa, nel contesto della
collaborazione con gli Stati UE un fabbisogno di
ricupero. Vista la dinamica integrativa dell'UE,
tale deficit continua a crescere e potrebbe, a lungo
termine, avere conseguenze gravi per la sicurezza
interna della Svizzera e le sue relazioni
internazionali.

La politica comunitaria dell'UE influisce in misura
crescente sulla sicurezza interna della Svizzera: la
nostra dipendenza aumenta in corrispondenza alla
dinamica integrativa dell'UE. A medio termine viene
rimesso in questione anche il nostro sistema
tradizionale ed affermato dei controlli agevolati
alla frontiera. La causa principale è da ritenere
nel fatto che la Svizzera non dispone dello stesso
stato d'informazione che conoscono invece gli Stati
UE. Una parte delle conseguenze negative può in
effetti essere mitigata da misure d'adattamento,
altre invece esulano parzialmente o del tutto dal
nostro ambito d'influsso, visto che sono a diretta
dipendenza dalla qualità di membro dell'UE. Misure
autonome, però, non soltanto sono insufficienti,
esse possono anche essere all'origine di aggravi
importanti e di svantaggi per il singolo cittadino,
l'economia pubblica, le finanze pubbliche, le
relazioni internazionali e la tradizione politica
che persegue la Svizzera in materia di diritti
dell'uomo.

Viste tali circostanze, il Consiglio federale
considera prioritario l'obiettivo di garantire
almeno lo stato attuale della collaborazione con
l'UE in materia di politica interna e nel settore
della giustizia. Si tratta concretamente di impedire
che la Svizzera divenga rifugio e piattaforma della
migrazione illegale e delle attività
transfrontaliere di criminali, terroristi o
estremisti. Occorre anche impedire che debbano
aversi alla frontiera svizzera controlli sistematici
dell'entrata, con lunghi periodi d'attesa. A questo
scopo il Consiglio federale intende intensificare e
consolidare la collaborazione con gli Stati
confinanti nonché sancire legalmente la vigente
prassi dei controllo agevolati (vale a dire mirati
sui casi che possono costituire rischio) alla
frontiera. Infine vuole approfondire il dialogo con
il gruppo di Schengen e con l'UE, sfruttare le
opportunità puntuali di collaborazione e continuare
a estendere la rete delle convenzioni sulla ripresa
alla frontiera.

Le carenze di coordinazione e condotta accertata a
livello strategico della Commissione peritale "per
il controllo di polizia delle persone alla
frontiera" (CPCF) continuerà a essere oggetto
d'esame nell'ambito dell'attuale riforma
dell'amministrazione e del governo. La CPCF, diretta
dal consigliere nazionale Jean-François Leuba è
stata sciolta dal Consiglio federale con il
ringraziamento per il lavoro svolto.

Il Consiglio federale, infine ha incaricato il
Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP),
in collaborazione con il DFAE, con il DFF, nonché
con il DFEP, di stendere concezioni a lungo termine
sull'organizzazione della sicurezza interna della
Svizzera nel contesto di un'Europa unita - con
particolare considerazione dei controlli alla
frontiera e della posizione del Corpo svizzero delle
guardie di confine.

27 giugno 1995

DIPARTIMENTO FEDERALE DI GIUSTIZIA E POLIZIA
Servizio informazione e stampa

Ulteriori informazioni: Signor Robert Eugster,
vicedirettore UFDS, 031/325 95 70